Varese, 22 novembre 2015 - DAL 1999, 16 anni di Salotti, 316 ospiti intervenuti anche più volte all’interno di 230 incontri. Sempre seguitissimi. MdPR, alias Mauro della Porta Raffo, fa il punto dell’avvenimento più "in" della Città Giardino, una sua creatura che ha fatto conoscere meglio, ai varesini, "vip" del mondo culturale, giornalistico e sportivo. E ai suoi ospiti una città e un territorio che, in alcuni casi, conoscevano solo di nome.
Come nascono i Salotti di MdPR?
"Merito del professor Giugi Armocida, ex assessore alla Cultura del Comune. Mi chiese di organizzare un’iniziativa sullo stile dei Salotti di Piero Chiara. Non si trovò l’intesa col Premio Chiara e allora nacquero i Salotti di Mauro della Porta Raffo, per i primi 8 anni sponsorizzati dal Comune, poi per conto mio".
Il primo incontro?
"Eclatante: Vittorio Feltri, che all’epoca cavalcava l’onda. Sono arrivato fino a 25-30 appuntamenti all’anno. Le sedi, Villa Mirabello, l’ex palazzina della Cultura di via Sacco e poi soprattutto al Caffé Zamberletti, grazie alla signora Angela. Tutte le persone che ho invitato hanno sempre accettato. L’unico a non averlo fatto è stato Mario Monicelli. Ma è scomparso pochi giorni dopo".
Come sceglie i suoi ospiti?
"Sono tutti amici. L’occasione può essere l’uscita di un libro, come per Ornella Vanoni. Oppure un tema di attualità. Evito i politici, perché li trovo molto poco interessanti. Si farebbero propaganda. Ma mi piacerebbe interrogarli sul loro background culturale".
Qualche aneddoto?
"Con Mentana c’è stato un qui pro quo. L’avevo portato in giro per Varese tutto il giorno. Il Salotto è al pomeriggio, stiamo parlando di pugilato. Sono stanco, per sbaglio indico in 3 minuti e non in 1 la durata degli intervalli tra un round e l’altro. Mentana fa notare l’errore e allora gli rispondo per le rime: “Hai detto che gli Stati Uniti sono stati assaliti sono una volta sul loro territorio. E invece gli attentati del 2001 sono stati la terza volta, dopo Campidoglio bruciato dagli inglesi nel 1814 e l’invasione del New Mexico di Pancho Villa nel 1916".
Il Salotto è ancora attuale come forma di intrattenimento e approfondimento?
"Le cose dell’Ottocento funzionano, sono quelle più recenti a non andare sempre bene. Credo sia un appuntamento importante per la cultura, per mostrare personaggi importanti alla città e la città a queste persone".
Una città che non tutti conoscono bene.
"Carlo Verdone, per esempio, non era mai stato qua. L’ho portato nell’aula magna dell’Insubria e gli ho ricordato che in uno dei primi film, per fare effetto su due ragazze varesine, diceva di avere studiato all’università di Varese. “Ma non esiste’’ lo sbugiardavano le due. Ebbene ora l’abbiamo".
Prossimi ospiti?
«Sto inseguendo Rita Pavone. La tampino finché non viene. Abita qua dietro, a Chiasso. E vorrei invitare Buffon».