REDAZIONE VARESE

Sindacalista assolto dall’accusa di violenza sessuale su hostess di Malpensa. Il giudice: “La donna ha avuto 20 secondi di tempo per dileguarsi”

Pubblicate le motivazioni della sentenza con cui la Corte d’Appello di Milano ha confermato l’assoluzione in primo grado: “Toccamenti repentini non sono violenza”

"No significa no": uno dei messaggi più importanti contro la violenza sulle donne

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Milano – A tre mesi dall’assoluzione del sindacalista accusato di violenza sessuale su una hostess, la Corte d’Appello di Milano pubblica le motivazioni, alimentando in un certo modo lo stupore che aveva accompagnato la sentenza. Il giudice, nel confermare l’esito del processo in primo grado, evidenzia come “l'imputato non abbia adoperato alcuna forma di violenza, ancorché si sia trattato, effettivamente, di toccamenti repentini, tale da porre la persona offesa in una situazione di assoluta impossibilità di sottrarsi alla condotta". Condotta che "non ha (senz'altro) vanificato ogni possibile reazione della parte offesa, essendosi protratta per una finestra temporale", "20-30 secondi", che "le avrebbe consentito anche di potersi dileguare". Mezzo minuto di immobilità è dunque considerato un lasso di tempo troppo esteso perché si configuri il reato di violenza sessuale. In altre parole, la presunta vittima, per considerarsi tale, avrebbe dovuto reagire prima anche se, come scrive la Corte stessa, si è trovata nell’impossibilità di sottrarsi alle pesantissime avance, non considerate comunque manifestazioni di violenza.

Le motivazioni

La Corte nelle cinque pagine di motivazioni, in sostanza, chiarisce che in questo caso mancano i "requisiti" della "violenza, minaccia o abuso di autorità" per configurare il reato di violenza sessuale e che "la qualifica e il ruolo rivestito dall'imputato non comportavano, in concreto, alcuna supremazia" nei confronti della donna. E non può sussistere in questa vicenda, scrivono i giudici, "l'ipotesi di atti sessuali repentini aventi rilevanza penale" , anche perché la stessa parte civile, spiega la Corte, "ha precisato come 'i toccamenti e i baci (...) siano poi stati protratti per un tempo di circa trenta secondi, in cui ella aveva continuato a sfogliare e a leggere i documenti". Per i giudici, inoltre, per la donna non c'era alcun "stato di 'timore' indotto dalla corporatura massiccia dell'imputato", avendo "avuto questa Corte agio di constatare che trattasi di individuo di stazza assolutamente normale". 

La richiesta

La Procura generale di Milano, col sostituto pg Angelo Renna, aveva invece chiesto in appello di ribaltare il verdetto di primo grado del Tribunale di Busto Arsizio (Varese) del 2022 e di condannare il sindacalista.

La difesa

Dal canto suo, si era sempre detto innocente l’imputato, Raffaele Meola, ex sindacalista della Cisl accusato di abusi su una hostess che gli aveva chiesto aiuto nel marzo 2018 per una vertenza sindacale. L’incontro era avvenuto all’aeroporto di Malpensa dopo le 18 quando gli altri delegati sindacali erano già andati via. L’uomo ha da subito respinto ogni contestazione. 

"Il mio assistito - ha spiegato il difensore, l'avvocato Ivano Chiesa - non ha potuto, perché non era possibile, percepire un dissenso immediato, ma quando la presunta persona offesa ha espresso il suo diniego si è immediatamente fermato".

Il ricorso

Si prepara invece a ricorrere in appello la presunta parte lesa. “Andremo in Cassazione – aveva assicurato Maria Teresa Manente, responsabile dell’ufficio legale di Differenza Donna, subito dopo la lettura del dispositivo il 24 giugno – perché questa sentenza ci riporta indietro di 30 anni e rinnega tutta la giurisprudenza di Cassazione che da oltre dieci anni afferma che un atto sessuale, compiuto in maniera repentina, subdola, improvvisa senza accertarsi del consenso della donna è reato di violenza sessuale".