Il cielo non ha sorriso ieri mattina per abbracciare l’ultimo saluto a Mirella Cerini, il sindaco di Castellanza improvvisamente scomparso il 25 Aprile dopo la cerimonia per la festa della Liberazione: lei aveva sempre un sorriso per tutti, un ricordo indelebile. All’uscita della bara dalla chiesa San Giulio la pioggia era battente come se anche il cielo volesse versare le sue lacrime condividendo il dolore della città che ieri si è raccolta commossa per i funerali. Già alle 10, un’ora prima del rito funebre, presieduto da monsignor Luca Raimondi, vescovo ausiliare di Milano e concelebrato con il parroco don Gianni Giudici e i sacerdoti del Decanato, la chiesa parrocchiale ha cominciato ad accogliere cittadini, autorità, civili, militari, i rappresentanti delle associazioni, del mondo industriale, della scuola, i vertici della Liuc.
Davvero grande è stata la partecipazione alle esequie, trasmesse al Teatro in via Dante, decine i sindaci, in fascia tricolore, dei comuni dell’Alto Milanese e della provincia di Varese, accompagnati dai gonfaloni listati a lutto, presenti anche il prefetto di Varese, Salvatore Pasquariello, il presidente della Provincia di Varese Marco Magrini, i parlamentari Alessandro Alfieri e Maria Chiara Gadda, il consigliere regionale Giuseppe Licata. La bara è arrivata in San Giulio dopo un breve corteo partito dal municipio, dove il primo maggio è stata allestita la camera ardente, accompagnato dal Corpo musicale cittadino e dal gonfalone di Castellanza listato a lutto, sul feretro la fascia tricolore, la sciarpa della squadra di calcio Castellanzese e rose bianche. Una morte improvvisa che ha lasciato tutti sgomenti, ma Mirella Cerini, credente e impegnata nella politica, "è un seme che deve dare frutti – ha detto nel saluto al termine del rito funebre monsignor Raimondi – frutti di fede e nella vita sociale".
Un esempio che resta, una testimonianza di dedizione alla città sottolineato nell’omelia dal parroco don Gianni Giudici che ha condiviso tanti momenti nella vita pubblica con Mirella Cerini di cui ha voluto ricordare innanzitutto "il sorriso, mai venuto meno, mai negato a nessuno". E poi l’amore per la città, con la presenza alle manifestazioni, "anche più di una nello stesso giorno", senza distinzioni, sebbene avesse "una categoria prediletta, i giovani". Una segno sopra tutti, "l’essere morta con la fascia tricolore", sottolineato da don Giudici che ha ricordato il messaggio dedicato a Mirella Cerini per questa dedizione fino all’ultimo alle istituzioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Poi parole di conforto ai genitori, Gabriella e Giorgio. "Il sindaco e il parroco può succedere siano Peppone e Don Camillo" ha sottolineato don Giudici per far emergere un altro aspetto importante nella vita del sindaco Cerini, "era credente e può capitare che un sindaco credente sieda in chiesa, la bellezza di questo segno in Mirella". Il ricordo commosso e grato è ai tanti confronti, "devo confidare che mi mancherà". Quindi l’ultima parola, "grazie" a Mirella, precisa, sorridente, amante della sua città e ai sindaci presenti, avendo conosciuto il tuo stile, ognuno metta la sua stessa passione nel servire la propria città. Ora raggiungi la Santa Gerusalemme dove regnano pace,verità e giustizia, ciao sindaca, come ti piaceva essere chiamata".
Un lungo applauso ha accompagnato l’uscita del feretro, l’ abbraccio colmo di affetto della sua città che ha servito fino all’ultimo istante di vita con la fascia tricolore, quel simbolo che è con lei nella bara per sempre.