MARIA GRAZIA LEPORATI
Cronaca

’Sos stazione’, uno spazio amico degli invisibili

Contro l’indifferenza nasce la nuova mensa, dove un gruppo di volontari ogni giorno si impegna per fare la differenza

Un prefabbricato in zona stazione da 3 anni viene allestito come mensa per dare un pasto caldo ai senzatetto della città

Un prefabbricato in zona stazione da 3 anni viene allestito come mensa per dare un pasto caldo ai senzatetto della città

"Non è forte chi non cade, ma chi, cadendo, ha la forza di rialzarsi". È questo il messaggio che i volontari dell’associazione “SOS Stazione” hanno voluto trasmettere ai ragazzi della 3B della scuola Schweitzer di Busto Arsizio. Venerdì 31 gennaio 2025 i ragazzi si sono recati in un prefabbricato in zona stazione che da circa 3 anni viene allestito come mensa per accogliere e dare un pasto caldo ai senzatetto della città.

SOS Stazione è un gruppo di circa 40 volontari che accoglie i senzatetto che dormono in stazione, sulle panchine al freddo e negli ospedali e offre anche un letto in un piccolo dormitorio di 12 posti.

La maggior parte dei senzatetto sono italiani, e il 40% nordafricani. Ad oggi i volontari preparano 12.000 piatti all’anno, inclusi i giorni festivi; infatti, soprattutto nelle festività i volontari sono sempre presenti e disponibili, perché proprio in questi momenti le persone in difficoltà hanno maggior bisogno di conforto e compagnia. Inoltre, è stato aperto anche un centro, il Caffè dei Frati, dove i senzatetto si possono rilassare, passare il tempo insieme e, una volta a settimana, fare la doccia e ricevere abiti puliti. A loro disposizione ci sono anche avvocati, psicologi e medici “di strada” che offrono il loro aiuto gratuitamente.

Emilio Lonati, il presidente dell’associazione, ha raccontato che molti dei senza fissa dimora che hanno chiesto loro aiuto sono stati mandati in comunità e tanti hanno trovato una vita nuova e migliore.

Come nel caso di Dario, che dormiva nella biglietteria della stazione e suonava una chitarra senza corde per chiedere l’elemosina. Nel periodo del covid fumava tantissimo, raccogliendo le cicche e con le carte faceva le sigarette. Vivendo in queste condizioni misere, era "immune" al virus. Dopo essere stato aiutato dall’associazione affermava: “non è una vergogna ma un orgoglio essere stato così ed esserne uscito”.

Poi c’è Pinuccio, che ha 62 anni e 12 li ha trascorsi in carcere. Faceva uso di droghe, finché è stato accolto in comunità a Mantova ed è riuscito ad allontanarsi dalla dipendenza. Infine, Federico, che è laureato in filosofia ed è figlio di un imprenditore. Faceva uso di droghe e superalcolici: anche lui oggi ha cambiato vita. SOS Stazione collabora anche con un servizio di Social Housing, che consiste in una via di mezzo tra una comunità e una casa popolare dove i senzatetto trovano un posto sicuro e che ci sarà tra poco anche nel comune di Busto. Insomma, grazie alla bontà di questi volontari si creano relazioni basate su fiducia e supporto. Gli “invisibili”, così, non sono più esclusi. Perché c’è chi dice: “Vai che ce la farai”; loro, invece, abbracciandoli esclamano “Andiamo che ce la faremo!”