
Lo stadio Ossola ha riaperto per il match Città di Varese-Don Bosco Bodio
Varese, 18 dicembre 2019 - Il Città di Varese ha riaperto le porte del Franco Ossola ai colori biancorossi. La società di Terza Categoria, nata per non lasciare il capoluogo senza una sua rappresentanza calcistica dopo il fallimento del Varese, ha noleggiato il campo per il match contro il Don Bosco Bodio (vittorioso 4-5). Ovvio quindi tornare a parlare del futuro dello stadio cittadino. L’attesa, nelle parole l’assessore allo Sport Dino De Simone, è per un nuovo passo da parte del gruppo australiano che ha mostrato interesse per il restyling. Ma c’è una novità: ora spunta anche una seconda società pronta a entrare in campo.
«La palla - spiega l’esponente della giunta Galimberti - è in mano agli australiani. Ce l’hanno loro e devono capire se per loro sia interessante o meno prendere in gestione quel tipo di struttura". Il riferimento dell’assessore è all’incontro dello scorso ottobre in cui il sindaco Davide Galimberti vide i rappresentanti del gruppo Centrum Stadia, che prima di Varese aveva già vagliato la possibilità di investire sul Rigamonti di Brescia. Sul Franco Ossola “pesa” anche il bando, chiuso a luglio e andato deserto, con cui il Comune aveva aperto le porte per la sua gestione. Offerta che comprendeva anche l’adiacente centro sportivo delle Bustecche (o Varesello come veniva chiamato un tempo). Il destino delle due strutture, garantisce De Simone, resta legato a doppio filo. "L’ipotesi di separarli non è stata ancora presa in considerazione. Pare di capire ci possano essere interessamenti all’acquisizione unitaria. Come detto se arriveranno tanto meglio, viceversa bisognerà verificare la possibilità di affidare il singolo campo o lo stadio. Percorso non facile". Ed ecco la novità. L’accenno a un potenziale acquirente non è solo al gruppo australiano. C’è stato infatti un ulteriore contatto con una cordata italiana che potrebbe avanzare la propria proposta nel 2020. L’intenzione di questa società sarebbe realizzare un prototipo di cittadella dello sport. Una sorta di laboratorio permanente per iniziative sociali e tecnologiche con costituzione di una start-up. Nel progetto sarebbero stati già coinvolti professionisti e imprenditori. Nelle prossime settimane potrebbe esserci un nuovo contatto, più formale, con Palazzo Estense. Da qualunque versante arrivi un’idea di rilancio sarà accolta da un’Amministrazione che non può sobbarcarsi la manutenzione di impianti così importanti. Impensabile del resto anche che il Città di Varese prenda casa stabilmente all’Ossola.
«A oggi il nostro è stato uno spot - spiega il dirigente Stefano Amirante - Lo chiariamo ulteriormente, siamo una società con i piedi per terra, fare la Terza Categoria all’Ossola non ha senso". Ovvio il senso del discorso, con i maggiori problemi descritti nel "costo improponibile per noi. Giocare una volta significa pagare un affitto orario, pensare di doversi sobbarcare la gestione ordinaria è da folli". Impensabile, quindi, guardare al 2020 e chiedere repliche. Il Città di Varese pensa piuttosto al suo campo di gioco regolare, il rettangolo delle Bustecche. Qui infatti una tribuna non agibile priva della possibilità di vedere la partita con tranquillità le centinaia di persone che, orfane del Varese, seguono ora la neonata compagine. Domenica il Franco Ossola ha ospitato 700 persone, a ingresso gratuito, una cifra avvicinata negli scorsi mesi da un altro match, quello di Prima Categoria tra Bosto e Valceresio. "La nostra casa resta Capolago - afferma il dirigente del Bosto Luigi Toegher - Quella allo stadio è stata un’esperienza splendida, ma che rimarrà unica".