Sumirago (Varese), 14 dicembre 2017 - Sono in totale cinque i membri del Do.ra di Sumirago indagati dalla Procura di Busto Arsizio con l’accusa di tentare di ricostituire il partito fascista. Tra questi c’è il presidente della “Comunità militante Dodici Raggi”, Alessandro Limido. Gli appartenenti al gruppo dei “Dodici Raggi” sono accusati a vario titolo di voler riorganizzare una forza politica di estrema destra bandita dal nostro Paese attraverso la cosiddetta “Legge Scelba” nel 1952, con l’aggravante del possesso di armi. Un altro reato riguarda invece specificamente la detenzione illecita di armi da taglio.
I coltelli, che gli inquirenti precisano non essere in commercio come utensili da cucina o simili, sono stati sequestrati a casa dei quattro indagati così come in quella del presidente Alessandro Limido, trentottenne figlio dell’ex giocatore della Juventus. La sede dell’associazione resta chiusa, il sequestro operato dalla Digos in via preventiva è in attesa di essere convalidato da Gip di Busto Arsizio.
Nel giugno scorso il Ministro dell’Interno Marco Minniti aveva ricevuto due interrogazioni parlamentari sul gruppo, alle quali aveva risposto che la legge avrebbe consentito lo scioglimento della comunità solo in caso di accertata riorganizzazione del partito fascista, cosa che secondo le indagini sarebbe effettivamente dimostrata. Ogni anno inoltre, il 20 aprile, il Do.ra organizza un concerto, proprio nel giorno del compleanno di Adolf Hitler o a ridosso di tale data. I suoi appartenenti hanno sempre glissato a fronte di domande sul fatto di scegliere proprio quella data, di fatto negando che fosse un vero e proprio festeggiamento per il compleanno del dittatore.
In un'intervista a Tgcom infine, lo scorso giugno, Alessandro Limido aveva dichiarato: "Noi seguiamo il percorso che in Italia, per non parlare di Hitler, il fascismo ha tracciato per noi". Poi aveva aggiunto: "L’unico modo per dare riscatto alla patria è impugnando le armi, su questo non c’è nessun tipo di alternativa. La comunità militante dei Dodici Raggi non è pronta a impugnare le armi, tantomeno lo sono i partiti di estrema destra e gli italiani in questo momento. Ma la resistenza ideale è fondamentale per mantenere viva l’idea". Le armi però a casa le avevano sia lui che altri membri dell’organizzazione, e la Digos non era più così certa che i Do.ra non fossero disposti ad usarle.