ROBERTO CANALI
Cronaca

Tassa sulla salute e legge sul lavoro: frontalieri sul piede di guerra

Varese, i temi caldi saranno discussi sabato prossimo con i sindacati in un’assemblea pubblica. Tra i nodi da sciogliere il miglioramento della disoccupazione (Naspi) e l’assegno unico universale

Tra i nodi da sciogliere per i frontalieri c’è la tassa sulla salute minacciata nei giorni scorsi dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti

Tra i nodi da sciogliere per i frontalieri c’è la tassa sulla salute minacciata nei giorni scorsi dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti

Varese – La tassa sulla salute minacciata nei giorni scorsi dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è probabilmente il tema più caldo, ma non l’unico che verrà discusso sabato prossimo dai frontalieri italiani in Svizzera riuniti in assemblea al Cinema Teatro Nuovo di viale dei Mille. Sono 92.700 i nostri connazionali che lavorano in Svizzera, ma l’80% si concentra nel Canton Ticino, per questo all’evento di Varese oltre ai delegati di Cgil, Cisl e Uil ci saranno anche i rappresentanti dei sindacati elvetici Unia, Ocst e Syna.

Sul tavolo ci sono due questioni cruciali: l’opposizione alla nuova tassa sulla salute e la richiesta di piena applicazione della legge sul lavoro frontaliero. “Nonostante l’accordo unanime del Parlamento italiano che, nel 2023, ha stabilito nuove regole condivise con l’approvazione del trattato Italia-Svizzera e degli accordi sindacali nella legge 83/23, una serie di provvedimenti recenti rischiano di smantellare le tutele conquistate con anni di lotte sindacali - spiegano gli organizzatori -. La nuova tassa sulla salute, introdotta nella Legge di Bilancio 2024, impone un contributo ai cosiddetti “vecchi” frontalieri, ovvero coloro che sono imponibili solo in Svizzera e contribuiscono indirettamente alla fiscalità italiana attraverso i ristorni fiscali”.

Un provvedimento che secondo le parti sociali viola apertamente il trattato internazionale tra Italia e Svizzera, introducendo una doppia imposizione in contrasto con le linee guida Ocse. “La situazione è ulteriormente peggiorata con la Legge di Bilancio 2025, che ha previsto un sistema di autocertificazione e il raddoppio delle sanzioni. Il governo giustifica questa tassa con l’obiettivo di aumentare i salari del personale sanitario nelle zone di confine, nel tentativo di contrastare la migrazione di lavoratori verso la Svizzera. Tuttavia, questa misura rischia di creare un conflitto artificiale tra categorie di lavoratori senza affrontare le reali differenze salariali tra i due paesi”.

Cgil e le altre sigle sindacali coinvolte chiedono l’immediata sospensione di questa tassa ingiusta e l’apertura di un confronto con le istituzioni territoriali e le regioni, in particolare Piemonte e Lombardia. In assenza di risposte adeguate, le organizzazioni sindacali sono pronte a ricorrere alla giustizia per sollevare una questione di costituzionalità. Poi c’è la questione del miglioramento della disoccupazione (Naspi) e la definizione di criteri chiari per l’utilizzo dei ristorni fiscali e del fondo perequativo a sostegno dei progetti socioeconomici locali.

“Grazie alle pressioni dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, il governo ha finalmente convocato un tavolo interministeriale con la partecipazione di Ministero del Lavoro, Ministero degli Esteri e Ministero dell’Economia e delle Finanze, che si riunirà il prossimo 24 febbraio per definire, tra gli altri temi, uno statuto del lavoro frontaliero. Un altro nodo da sciogliere riguarda l’assegno unico universale, il cui blocco da oltre due anni sta penalizzando migliaia di lavoratori frontalieri. La mancanza di coordinamento tra INPS e le casse previdenziali dei paesi confinanti ha generato un’impasse che va risolta urgentemente.