Varese, 22 febbraio 2018 - La decisione di Abderrahmane Khachia di partire per la Siria e unirsi alle milizie dell’Isis è "compatibile" con la possibilità di "commettere attentati terroristici anche in Italia". Ma il suo "ruolo nella vicenda" è stato di "minore portata" rispetto a quello "maggiormente propulsivo" del coimputato Abderrahim Moutaharrik, campione di kickboxing di origine marocchina condannato a 6 anni di carcere.
Sulla base di queste considerazioni i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano hanno ridotto le pena, da 6 anni a 5 anni e 4 mesi, per il ragazzo di Brunello, fratello minore del “martire” morto in Siria Oussama Khachia, arrestato nel 2016 nell’ambito di un’inchiesta della Digos coordinata dal pool anti- terrorismo della Procura di Milano. Uno sconto di pena anche senza la concessione delle attenuanti generiche, negate dai giudici per la "totale mancanza di resipiscenza e la pervicace negazione della propria responsabilità".
Nelle motivazioni della sentenza i giudici si soffermano anche sul ruolo di Oussama Khachia (la sua esperienza finì anche in un libro), punto di riferimento per il gruppo, che ammirava la sua scelta di andare a combattere in Siria e manifestava questa ammirazione anche sui social network. Una "condivisione ideologica" manifestata anche dai genitori dei fratelli Khachia, espulsi in seguito all’inchiesta. "La piena condivisione delle ragioni del sacrificio del fratello e la decisione di emularne le gesta in concreto - scrivono i giudici - è dimostrata dalle modalità con cui chiede a sua volta la 'Tazkia' (il nulla osta per entrare in Siria e unirsi ai combattenti, ndr) presentandosi come fratello del martire Oussama".
Dopo l’attentato di Bruxelles, inoltre, Abderrahmane Khachia e Abderrahim Moutaharrik "facevano riferimento alla volontà di vendicarsi con atti terroristici". Propositi bloccati dall’operazione della Digos, che ha portato all’arresto dei due giovani e di altre persone che avrebbero fatto parte della rete.