
Le verifiche nell’opificio
Tributi non versati, pesanti violazioni in tema di sicurezza, norme igienico-sanitarie non rispettate: le irregolarità riscontrate dai militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Varese e dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro hanno portato alla chiusura di un laboratorio tessile gestito da un cinese. Il controllo dei finanzieri rientra in verifiche mirate sull’apertura di nuove Partite Iva. In questo caso l’impresa risultava attiva da soli quattro mesi nel settore della lavorazione e confezionamento di capi d’abbigliamento, ma operava in totale spregio delle norme in materia di tutela della salute, igiene e della sicurezza sul lavoro. Quindi è stata disposta l’immediata sospensione dell’attività. La successiva attività ispettiva ha consentito di accertare che il titolare della ditta individuale sottoposta a controllo, era già stato dipendente di un’altra azienda resa inoperativa di cui utilizzava mezzi e macchinari a titolo gratuito e con gli stessi clienti e fornitori.
Ulteriori accertamenti hanno permesso di rilevare che la precedente attività era gravata da numerose iscrizioni a ruolo da parte dell’Agenzia delle Entrate per imposte mai pagate dall’anno 2018 al 2023 per un totale di 150.000 euro e che la titolare era già stata denunciata all’Autorità Giudiziaria dai finanzieri di Busto Arsizio per fatture per operazioni inesistenti relative all’anno 2021. Quindi secondo quanto ricostruito l’azienda sottoposta al controllo era subentrata in tutto e per tutto nell’attività di quella precedente al fine di eludere il pagamento delle imposte dovute e fruire delle agevolazioni riferibili alle nuove partite iva. Nello schema della frode l’attività viene gestita da lavoratori o prestanome, che, in apparenza, sono i titolari i gestori dell’impresa, ma in realtà non hanno una vera responsabilità nella gestione economica o nelle decisioni aziendali, “coprono” solo i veri proprietari che possono essere legati a reti di evasione fiscale.
Rosella Formenti