REDAZIONE VARESE

Varese, due ubriachi prendono a calci e pugni una poliziotta: nessuno interviene per fermarli

L’aggressione in via Morosini, nella zona centrale della città. Ferito anche l’agente che si trovava con lei in quel momento. Il raid è scattato quando la pattuglia ha fermato e chiesto i documenti a due italiani di 30 e 37 anni

Una pattuglia della Polizia di Stato (immagine di repertorio)

Una pattuglia della Polizia di Stato (immagine di repertorio)

Varese, 20 marzo 2025 – Ubriachi, prendono a botte i due agenti di una pattuglia della Polizia di Stato che sta transitando in quel momento. Nell’indifferenza generale. È successo mercoledì pomeriggio in centro a Varese, in via Morosini, non certo una periferica strada deserta dove non passa nessuno. Eppure, due uomini (italiani) di 30 e 37 anni sono riusciti a scagliarsi contro una poliziotta e un poliziotto senza che le persone che in quel momento stavano osservando la scena intervenissero per fermarli, o soccorrere in qualche modo gli agenti feriti. 

Cos’è successo

Tutto succede nel giro di pochi minuti. Gli agenti si rendono subito conto dello stato di alterazione provocata dai fiumi di alcol ingeriti dai due e si fermano per chiedere loro i documenti. In tutta risposta, scoppia il finimondo. I due cugini affrontano i poliziotti a calci e pugni. Le persone che stanno passando da via Morosini in quel momento vedono tutto, ma non intervengono. I due agenti riescono comunque a mantenere la situazione sotto controllo. Arrivano i rinforzi. La coppia di ubriachi conclude la serata in Questura. I due agenti – un uomo e una donna – vengono portati all’ospedale di Circolo per medicare ferite e contusioni. Avranno tre giorni di prognosi. 

A processo 

Oggi i due non più ubriachi, ma imputati sono finiti davanti al giudice per il processo per direttissima per i reati di oltraggio, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamenti. Per uno, il più anziano, si sono aperte le porte del carcere. Era già stato arrestato cinque volte in passato, inoltre aveva disatteso il disposto della “sorveglianza speciale” che gli imponeva di lasciare la provincia di Varese e di rientrare in quella di residenza (Roma). Il più giovane è stato rimesso in libertà.