ANDREA GIANNI
Cronaca

Strage di Samarate, venduta la villetta dell’orrore dove Alessandro Maja ha massacrato moglie e figlia a martellate. “In 16 mesi molti clienti si erano sfilati”

Varese, il duplice omicidio nel maggio 2022. Il ricavato della vendita immobiliare servirà a coprire le spese necessarie al sostegno di Nicolò Maja, unico superstite. “L’agenzia raccontava la storia e molti acquirenti rinunciavano. Poi una famiglia ha detto sì”

La villetta in via Torino a Samarate. Sopra, Alessandro Maja. Sotto: Stefania Pivetta, Giulia Maja e Nicolò al processo

La villetta in via Torino a Samarate. Sopra, Alessandro Maja. Sotto: Stefania Pivetta, Giulia Maja e Nicolò al processo

Samarate (Varese) – Nicolò Maja, mercoledì, sarà al Terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa, accompagnato dai nonni materni, per l’inaugurazione delle prime due panchine rosse installate nello scalo grazie all’impegno dell’associazione Anemos di cui è socio. Anche questa giornata sarà una tappa nel suo lungo percorso per un “ritorno alla normalità” coltivando la memoria della mamma, Stefania Pivetta, e della sorella minore Giulia, vittime della strage familiare di Samarate, nel Varesotto. Anche lui, Nicolò, quella notte fra il 3 e il 4 maggio 2022 è stato colpito dal padre, l’interior designer Alessandro Maja, ma è sopravvissuto. La villetta dove è avvenuto il massacro, in via Torino 32, zona residenziale di Samarate, è stata infine venduta a una famiglia che ha scelto di trasferirsi lì. Un’operazione non facile, per le resistenze di potenziali acquirenti di fronte alla storia del luogo, dove fu distrutta una famiglia in un’esplosione di violenza rimasta ancora senza spiegazioni.

Una villetta arredata con gusto, dove all’epoca il giardino era perfettamente curato, con le siepi a proteggere la privacy. A settembre 2023, dopo il dissequestro dell’immobile, i nonni materni incaricarono un’impresa specializzata per pulire il sangue e le altre tracce del massacro, primo passo per mettere in vendita la casa e destinare il ricavato al futuro di Nicolò. “Ci siamo appoggiati a un’agenzia immobiliare della zona – spiega il nonno, Giulio Pivetta – e abbiamo chiesto di mettere subito in chiaro alle persone interessate la storia di quella casa, perché non c’è nulla da nascondere. Quando venivano a sapere quello che era successo, tutti i potenziali acquirenti si sfilavano. È rimasta solo una famiglia che, dopo aver visto la casa, ha voluto chiudere subito il contratto”. Una famiglia che non ha avuto paura dei fantasmi del passato. Oltre alla villetta, è stato venduto a un altro acquirente anche un appartamento a Busto Arsizio di proprietà di Alessandro Maja, condannato all’ergastolo e a risarcire il figlio, parte civile.

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Alessandro Maja durante la prima udienza del processo

È stata così ottenuta una liquidità indispensabile per sostenere il percorso verso una vita autonoma che Nicolò sta seguendo. Il 25enne è stato assunto a tempo indeterminato da Leonardo, colosso del settore aerospaziale, grazie anche all’aiuto offerto da Donatella Gimigliano, presidente dell’Associazione Consorzio Umanitas. Ha rinnovato la patente e sta proseguendo il percorso di riabilitazione dopo il buon esito dell’operazione più delicata, quella per la ricostruzione della calotta cranica sfondata dal padre a colpi di martello. In futuro, quando i tempi saranno maturi, potrebbe andare a vivere da solo, lasciando la casa dei nonni che dal giorno della tragedia lo stanno assistendo come angeli custodi.

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Nivolò Maja al processo

“Nicolò è stato capace di trasformare il dolore in forza – spiega Anna Marsella, presidente di Anemos Italia – e con noi si sta impegnando per iniziative di prevenzione e contro la violenza, anche incontrando i ragazzi delle scuole”. Parteciperà, mercoledì, all’inaugurazione delle prime panchine rosse a Malpensa, organizzata da Sea nel T1. La prima è dedicata alle vittime di femminicidio, tra cui sua madre e sua sorella, che aveva solo 16 anni. La seconda è intitolata all’attivista iraniana Masha Amini. Per Giulia e Stefania sono già state installate in passato, da Anemos, due panchine rosse nel Varesotto, a Cassano Magnago e Cremenaga.