MICHELE MEZZANZANICA
Cronaca

Sommo Clivo, il vino di Azzate nell'eccellenza delle Tre Stelle Veronelli

Il nebbiolo della tenuta Totte San Quirico conquista il prestigioso riconoscimento

Alessio Fornasetti con una bottiglia del Sommo Clivo 2011

Azzate (Varese), 18 ottobre 2018 - Ci sono i Barolo delle Langhe e i Brunello di Montalcino, gli Amarone della Valpolicella e i Pinot Nero dell’Alto Adige. E in mezzo a questi mostri sacri c’è anche lui, il Sommo Clivo 2011 della tenuta Torre San Quirico, nebbiolo prodotto ad Azzate che ha ottenuto le Tre Stelle della Guida Veronelli, riconoscimento più alto della “bibbia dell’enologia” la cui edizione 2019 sarà presentata domani a Venezia. Autore del “miracolo” è Alessio Fornasetti, milanese di nascita e varesino d’adozione, che sulla collina dominata dalla torre San Quirico, all’imbocco della Valbossa, nel 2002 ha impiantato tre ettari di vigna che 16 anni dopo lo hanno portato nel gotha dell’enologia italiana.

Fornasetti, come nasce la tenuta Torre San Quirico?

"Ho riqualificato un terreno dove già si produceva vino, impiantando un vitigno come il nebbiolo lampìa, quello tipico di Langa, affidandomi ad autorità assolute in materia come Edoardo Monticelli, professore alla Scuola enologia di Alba e l’enologo Alberto Morando, probabilmente il massimo esperto di nebbiolo. Nel 2005 è arrivato il primo vino e da lì siamo cresciuti puntando sempre sulla ricerca della qualità e non della quantità, arrivando al “Sole” (menzione speciale della Guida Veronelli, ndr) del 2016 e adesso alle tre stelle, senza dimenticare i 93 centesimi di valutazione del Sommo Clivo 2010. La Guida Veronelli non premia l’exploit ma la costanza e questa è forse la soddisfazione maggiore, perché è un riconoscimento al lavoro svolto nel corso degli anni".

Come mai ha scelto il nebbiolo?

"Dei due grandi vitigni a bacca rossa, il nebbiolo e il pinot nero, quest’ultimo dà il meglio in Francia mentre il nebbiolo da noi raggiunge livelli eccellenti. Il Sommo Clivo è l’unico vino che produco, osservando quella che era la vecchia disciplinare del Barolo: due anni di affinamento in barrique, due o tre in acciaio e uno in bottiglia".

Quante bottiglie produce all’anno e su quali tavole finiscono?

"Circa 4.000, la maggior parte delle quali è acquistato dai ristoranti. A Milano ma anche all’estero: Bruxelles, Parigi, la Svizzera. E proprio negli ultimi giorni ho concluso per un’esportazione a Hong Kong".

E se un privato volesse comprare il Sommo Clivo?

"Viene qui in cantina ad Azzate. Non lo si trova in enoteca, almeno per il momento".

Da dove nasce questa passione per il vino?

"Appassionato lo sono sempre stato, l’opportunità di diventare produttore è arrivata quando, terminata la carriera da alto dirigente d’azienda, ho avuto tempo e modo di dedicarmici".

Il territorio varesino è dunque adatto alla produzione di vini di alta qualità?

"Sì e penso che la Torre San Quirico ne sia la dimostrazione. Qui ci sono colline moreniche, con alta capacità di drenaggio e ricche di sali minerali. Occorre però che i produttori e soprattutto le istituzioni credano nelle potenzialità di questo territorio".