
Il luogo della violenza e l’arrivo della polizia locale Non lontano ci sono delle abitazioni
BUSTO ARSIZIO (Varese) "È un’immagine che non dimenticherò mai: ho visto una ragazzina, appoggiata al muro, terrorizzata, tremava e piangeva, in uno stato tremendo. Ho subito pensato che fosse accaduto qualcosa di grave". Vincenzo Zingarelli abita in via Vercelli, zona Ferrovie Nord di Busto Arsizio, nel Basso Varesotto. Nella serata di lunedì, dopo aver sentito le sirene, è uscito dalla sua abitazione e ha visto gli agenti della polizia locale mentre cercavano di bloccare un uomo che li stava aggredendo. A poca distanza il campo incolto dove si era consumata la violenza sessuale ai danni della ragazzina, una quattordicenne di origine peruviana. Ha visto anche l’ambulanza e i soccorritori che si sono presi cura della quattordicenne accompagnata in ospedale: la prognosi finale è stata quantificata in cinquanta giorni.
Ieri mattina Zingarelli, ripensando alla scena di cui è stato testimone, alla ragazzina, terrorizzata e tremante, non ha esitato ad affermare che "qui poteva esserci un cadavere, un pensiero che mi gela il sangue". A salvare la quattordicenne dalla violenza bestiale del nordafricano di 21 anni, arrestato dalla polizia locale, le sue urla che qualcuno ha sentito chiamando i soccorsi. Via Vercelli è una strada in prossimità della stazione Nord, una zona residenziale frequentata dai pendolari. Ma, diceva ieri Zingarelli, "purtroppo non è più sicura. Da tempo segnaliamo la necessità di più controlli, alla sera si vedono in giro presenze sospette, balordi, gente che arriva con le bottiglie, beve, si ubriaca. cCiediamo più sicurezza". A richiamare attenzione ora la terribile vicenda della violenza sulla quattordicenne. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti la ragazzina e il nordafricano, residente a Rozzano, si sono conosciuti sui social, quindi il primo appuntamento, nel pomeriggio di lunedì, ma l’incontro si è concluso nel modo più terribile per la minorenne, picchiata e violentata da quel giovane.
"Una vicenda drammatica – dice Alessandra Milani, pedagogista, responsabile educativa della comunità Il Pollicino che da anni accoglie minori allontanati dalle famiglie, in alcuni casi vittime di abusi –. Ora la ragazzina dovrà essere accompagnata nel percorso di cura per superare il trauma e ci vuole tempo, va guarita la profonda ferita emotiva che rischia di minare la sua identità, la sua sicurezza nella delicata fase di crescita. Ma il percorso di cura riguarda anche i genitori, vanno seguiti, accompagnati accanto alla figlia". C’è un alto aspetto su cui invita a riflettere la pedagogista e riguarda l’utilizzo di internet: "La giovanissima vittima della violenza ha incontrato il giovane che l’ha violentata sui social: quanto accaduto è la conferma che servono regole e adulti autorevoli, presenti nella crescita dei loro figli, che non possono essere lasciati soli nel mondo del web".