Violenza sessuale, lei ha detto“no” solo dopo 20 secondi: assolto l’imputato. Polemica sulla sentenza

Anche la corte d ’Appello di Milano rigetta il ricorso della donna: niente condanna, come in primo grado. La difesa: "Questa sentenza ci riporta indietro di 30 anni"

"No significa no": uno dei messaggi più importanti contro la violenza sulle donne

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Venti secondi per dire di no. Troppi anche per i giudici d’appello di Milano che hanno confermato l’assoluzione di un ex sindacalista Cisl di Malpensa, Raffaele Meola, che era accusato di violenza sessuale nei confronti di una hostess. La donna si era rivolta a lui nel marzo 2018 per una vertenza. L’incontro era avvenuto dopo le 18 quando gli altri delegati erano già andati via. Mentre l’assistente di volo stava spiegando la sua situazione, il sindacalista le avrebbe messo le mani addosso.

L’imputato ha sempre respinto l’accusa. Il tempo di reazione alle pesanti avance descritte in aula a Busto Arsizio e raccontate anche a Milano in Appello era diventato un tema dirimente nelle motivazioni di una sentenza che aveva assolto l’uomo, per cui l’accusa aveva chiesto 2 anni, il 26 gennaio 2022. La presidente, Nicoletta Guerriero, e aveva letto in parte le motivazioni sottolineando come la parte civile "fosse stata creduta" dal collegio ma come in sede di istruttoria non fossero emersi elementi di prova sufficienti a una condanna. Si era discusso anche sulla posizione della porta dell’ufficio: aperta, secondo il sindacalista, chiusa a chiave per la hostess

E i “comportamenti inappropriati" dell’uomo non erano bastati, secondo il giudice, a giustificare una pena. Seguirono polemiche e annunci di ricorsi. Stessa reazione indignata suscita due anni dopo la sentenza di ieri. La Corte d’Appello di Milano ha rigettato infatti il ricorso presentato dalla Procura – il pm di Busto Martina Melita all’epoca aveva chiesto due anni – e da Maria Teresa Manente, responsabile dell’ufficio legale di Differenza Donna, associazione antiviolenza a cui la donna si era rivolta. Al momento non si conoscono ancora le motivazioni di una scelta che comunque conferma la decisione di primo grado.

Dura la presa di posizione di Manente: "Faremo ricorso in Cassazione – ha assicurato – perché questa sentenza ci riporta indietro di 30 anni e rinnega tutta la giurisprudenza di Cassazione che da oltre dieci anni afferma che un atto sessuale, compiuto in maniera repentina, subdola, improvvisa senza accertarsi del consenso della donna è reato di violenza sessuale".

Secondo la legale, "questa vicenda giudiziaria evidenzia ancora una volta l’urgenza di una riforma della norma prevista dall’articolo 609 bis del Codice Penale che definisca in maniera chiara che il reato di stupro è qualsiasi atto sessuale compiuto senza il consenso della donna, il cui dissenso è sempre presunto".

Per i giudici di secondo grado quei 20 secondi di passività sarebbero bastati "a non dare prova del dissenso della hostess". "Vogliamo capire se c’è qualcosa che non è stato detto, perché così questa sentenza appare una follia – commenta Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera –. Venti secondi troppi per dire no? Se il giudice ha stabilito l’innocenza di un uomo su questa base non è solo un’ingiustizia ma di un atto pubblico che alimenta l’immaginario della violenza maschile".