MATTIA BORIA
Cultura e Spettacoli

La lirica ritorna a Varese dopo settant’anni

Un “Don Giovanni” tutto made in Varese rompe il lungo silenzio

La presentazione del Don Giovanni nella sala matrimoni di Palazzo Estense

Varese, 17 gennaio 2019 - L'opera lirica torna in città dopo 70 anni, e lo fa proprio con un allestimento “made in Varese”. Nel Don Giovanni di Mozart, in scena domenica 10 marzo alle 17 al teatro Openjobmetis, è infatti chiara l’impronta varesina, a partire dalla regista Serena Nardi. "La nostra città ha un passato lirico importante – spiega quest’ultima - nell’800 era una delle realtà nazionali più attive. Qui Verdi e Puccini testavano le loro opere prima di andare in scena alla Scala. Dall’abbattimento nel 1953 dello storico teatro cittadino c’è stato però un lento e continuo impoverimento dell’offerta, speriamo che il nostro Don Giovanni sia un primo passo verso il ritorno di Varese nelle tappe dei circuiti lirici più importanti d’Italia, in fondo ci sono già tutte le altre province lombarde".

La regista sottolinea poi il legame con il territorio. "Una volta scelto con il direttore d’orchestra e l’opera da proporre, è stato facile trovare amici e professionisti varesini che credessero nel progetto. Abbiamo poi pensato di coinvolgere i giovani, ecco perché abbiamo contattato il liceo musicale Manzoni per inserire alcuni dei suoi studenti nell’orchestra. L’intero coro è poi formato da giovani che frequentano l’istituto". Un'offerta teatrale “chilometro zero” che non poteva solo venir apprezzata dal primo cittadino Davide Galimberti. "Il Comune nell’ultimo anno ha ovviamente sostenuto eventi culturali – ha spiegato durante la conferenza di presentazione il sindaco - Diventa però importante organizzarli in loco perché, per quanto non si voglia rifiutare l’acquisto di “prodotti finiti”, le risorse da investire sono sempre meno. È quindi un elemento da sottolineare quest’inversione di tendenza, con la ricerca di autoprodurre l’offerta culturale. Una politica di piccoli passi sempre più necessaria". Nelle quasi 200 persone coinvolte nella produzione, come detto, una gran parte sono varesini.

"Fare rete è il modo più semplice per portare avanti un prodotto di qualità – commenta Sarah Collu, che come la regista Serena Nardi fa parte dell’associazione varesina Red Carpet - il “Don Giovanni” che verrà proposto è un’operazione condivisa in cui ci si affida prima alle persone che entrano a far parte della squadra e poi alle istituzioni che rappresentano. Forse perché non è di Varese, ha invece voluto sottolineare l’importanza che ha per un artista l’andare in scena nella propria città Daniele Piscopo, assistente alla regia ed interprete. "L’opera è lo spettacolo più difficile e costoso, perché racchiude tutte le forme d’arte possibili, è danza e scenografia, non solo musica e recitazione. Riuscire a farlo, utilizzando forze locali, è un qualcosa di ancora più grande, anche a livello sociale. Non c’è niente di più frustrante per un artista poi del non essere riconosciuto ed apprezzato nella propria città". Una Varese che questo Don Giovanni potrà sedurre per riportare la lirica nel cuore dei suoi cittadini.