
Sindacati, rappresentanti del Governo e azienda Beko si sono ritrovati al Mimit, il ministero delle Imprese e del Made in Italy, a Roma
Cassinetta di Biandronno (Varese) – Quasi otto ore di confronto, ieri, non sono servite a dirimere tutte le criticità relative alla vertenza Beko. Sindacati, rappresentanti del Governo e azienda si sono ritrovati al Mimit, il ministero delle Imprese e del Made in Italy, a Roma, per un nuovo vertice che, di fatto, ha portato a un piccolo passo in avanti ma non a risolvere il nodo relativo agli esuberi.
A rischio licenziamento, solo per quanto riguarda Cassinetta, ci sono ancora 312 lavoratori. Nel complesso restano in Italia più di mille esuberi, di cui 290 nelle Marche, tra Fabriano, Melano e Comunanza, 40 a Carinaro (in provincia di Caserta) e 288 a Siena, oltre a 500 esuberi, nelle funzioni di staff e ricerca, di cui 270 in Lombardia.
Si è discusso anche di investimenti futuri. A tal proposito, Beko Europe ha confermato l’intenzione di avviare due progetti per nuovi prodotti premium nei siti di Cassinetta e Melano. Per Comunanza, invece, arriverà un nuovo modello di prodotto che dovrà essere definito entro tre mesi. Il tavolo, presieduto dalla sottosegretaria Fausta Bergamotto e alla presenza dei vertici aziendali (che non hanno rilasciato dichiarazioni), è stato preceduto da un incontro tra il ministro Adolfo Urso e le organizzazioni sindacali. La sottosegretaria Bergamotto, poi, ha comunicato che nei prossimi giorni avvierà confronti con le Regioni in cui sono situati i siti produttivi di Beko per esplorare gli strumenti di sostegno finanziario.
I sindacati si dichiarano ancora insoddisfatti: «Sarà impossibile un accordo senza un impegno vero che escluda i licenziamenti. Abbiamo chiesto al Governo di coinvolgere le Regioni Lombardia e Marche per tentare di scongiurare la chiusura dei centri ricerca – rimarcano Fim, Fiom e Uilm –. Chiediamo un immediato confronto di dettaglio in ciascun stabilimento che chiarisca articolazione e ricadute degli investimenti e delle missioni produttive. Altro nodo è legato agli eventuali incentivi all’esodo, per i quali non abbiamo ricevuto una risposta accettabile, essendo assai inferiori a quelli pattuiti in passato, né sugli ammortizzatori sociali che noi chiediamo conservativi con meccanismi di rotazione e in ogni caso tali da escludere davvero i licenziamenti». Pur essendo molto complicata la situazione, i sindacati speravano in un esito diverso. Un nuovo incontro tecnico con l’azienda e le organizzazioni sindacali è stato convocato dal Mimit per il 2 aprile.