PAOLO GIROTTI
Economia

Saltafoss, la rinascita di un mito nato tra Milano e Varese: il vintage del futuro è una bici elettrica

Ideato in Lombardia il primo modello da cross al mondo conquistò i ragazzini degli anni ’70. Il ritorno in versione e-bike a Bollate (e due mostre celebrative). “Trovato l’accordo, già pronti cinquanta pezzi numerati”

Paolo Ceriani con un modello di Saltafoss

Paolo Ceriani con un modello di Saltafoss

Era il sogno di ogni ragazzo negli anni Settanta: sella lunga, fanale sovradimensionato e tondo quasi fosse una motocicletta e dotata di forcelle anteriori e sospensioni che, oltre a permetterle di affrontare anziché evitare le buche più dure, la certificano a tutti gli effetti come la prima mountain bike ammortizzata della storia. È la Saltafoss, una bicicletta nata a cavallo tra le province di Varese e Milano per l’intuizione di Giulio Ceriani e diventata un mito per generazioni di ragazzi. L’aura non è scomparsa neppure oggi, a oltre cinquant’anni dalla prima serie, e si rinnova non solo nel ricordo di appassionati e collezionisti che ancora le cercano e restaurano, ma anche nella “terza serie“, ovviamente elettrica, nata dall’entusiasmo di un altro giovane imprenditore visionario del territorio.

“Mio padre Giulio aveva un negozio di motocicli a Busto Arsizio – racconta oggi Paolo, che fu il primo “collaudatore“ della Saltafoss e che oggi è titolare con la sorella di una concessionaria moto a Castellanza –. Un giorno decise di trasformare una Carnielli Roma Sport montando una forcella anteriore e aggiungendo particolari capaci di rendere la bicicletta più simile a una moto: il progetto è nato da lì e il nome Saltafoss dal vedere me e i miei amici saltare da una montagnetta all’altra in sella alla due ruote”.

Arrivano così i test sulle piste da cross del Ciglione a Malpensa e poi i particolari, continuamente modificati e aggiornati: nuove piastre, manubri, ammortizzatori. È nata la Saltafoss, e qual è la prima mossa di marketing “ruspante“ pensata da Giulio? Regalare le prime trenta biciclette assemblate ai compagni di classe di Paolo, che diventano così i primi testimonial “live“ sulle strade del territorio. La Saltafoss è troppo “avanti“, ora si direbbe cool, e piace subito: fa sentire più grandi i ragazzini, diventa oggetto del desiderio, e la pubblicità sulla rivista Motociclismo fa il resto. Il gioco è fatto: Giulio Ceriani e Paolo Torretta, che si occupò della produzione in serie a Vanzaghello, “decollano“ e per quindici anni anche la Saltafoss vola e le imitazioni si sprecano. Con l’avanzata delle mountain bike negli anni Ottanta, però, la produzione cessa, ma Saltafoss resta un oggetto di culto, officiato da appassionati che continuano a cercarle, restaurarle e venerarle.

Ora ci spostiamo qualche decina di chilometri a sud est, a Bollate, e qualche decennio più avanti. Pandemia, tutti in casa, compreso Marco Cordaro, un giovane creativo – un “narratore visivo” come si presenta sul suo sito – che collabora con artisti, brand e aziende di rilievo. Oggi ha 35 anni: “Io in realtà la Saltafoss l’ho provata solo una volta da bambino perché l’aveva un mio vicino di casa – racconta, dividendo tra le categorie di chi la Saltafoss l’ha avuta, invidiato, e chi l’ha solo provata –. Però mi è rimasta in qualche modo addosso: comprata una fat bike ho iniziato a ripensarci fin quando, cinque anni fa, la mia compagna me ne ha regalata una. Poi è arrivato il Covid…”. Tieni fermo un creativo e presto nascerà un’altra idea da sviluppare. Così succede.

SALTACORDARO
Un nuovo modello di Saltafoss

“Mi sono messo al Cad e ho disegnato qualcosa di simile a ciò che è adesso. Ho capito che non sarebbe stato così semplice, ma passo dopo passo si è formato un team, completato da un ingegnere poi diventato mio socio”. Marco si informa, incontra anche Paolo Ceriani e la famiglia Torretta: nasce “Officine Cordaro“ e nel 2021 esce la prima nuova Saltafoss, ovviamente elettrica, la terza serie: “Gran parte dei pezzi sono prodotti in Italia, dagli ammortizzatori al telaio, sino alla sella – racconta Marco –. Ora abbiamo pronta la prima edizione, fatta di cinquanta pezzi, tutti numerati. La reazione? Piace ai giovani, ma anche a chi ha amato la Saltafoss storica e di questo siamo davvero contenti”. Ma non solo: Marco si sta occupando anche di un documentario che racconterà tutta la vicenda della Saltafoss, con interviste e immagini esclusive: “Sarà pronto tra pochi mesi – conclude –. L’obiettivo è realizzare un documentario che abbia lo stesso mood… non possiamo tradire il mito”.