Riccardo Bossi rinviato a giudizio: l’accusa è false attestazioni per ottenere il reddito di cittadinanza

Secondo gli inquirenti, il figlio del Senatur avrebbe accumulato 12.800 euro non dovuti dal 2020 al 2023. A gennaio ci sarà la prima udienza

REDDITO DI CITTADINANZA NON DOVUTO, A PROCESSO RICCARDO BOSSI

Riccardo Bossi è stato rinviato a giudizio ANSA/STEFANO PORTA

Busto Arsizio (Varese), 15 ottobre 2024 – Riccardo Bossi andrà a processo. L’accusa è quella di false attestazioni per ottenere il reddito di cittadinanza non dovuto. La decisione è stata presa oggi, martedì 15 ottobre, dal gup del tribunale di Busto Arsizio, che ha così accolto la richiesta del pubblico ministero Nadia Calcaterra. Secondo gli inquirenti, tra il 2020 e il 2023, il primogenito del Senatur fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi, avrebbe incassato indebitamente il reddito di cittadinanza. Ora, dopo il rinvio a giudizio, la prima udienza è stata calendarizzata per la metà di gennaio.

Stando a quanto ricostruito dal pm Calcaterra, Riccardo Bossi avrebbe percepito 280 euro ogni mese per 43 mensilità, per un ammontare complessivo di 12.800 euro. L'erogazione del reddito era collegata al canone di un appartamento, che aveva una spesa di locazione di 9mila euro all’anno. Quando gli inquirenti hanno iniziato gli accertamenti, però, Bossi junior era già stato sfrattato da un anno proprio perché non aveva pagato l'affitto. E, quando aveva presentato i documenti per la richiesta della misura di sostegno, il contratto di affitto era già stato risolto. Da questa morosità era così partita la contestazione.

Davanti al pm Calcaterra, il 45enne figlio del Senatur si era avvalso della facoltà di non rispondere. Ora i suoi avvocati hanno ottenuto l'ammissione al rito abbreviato, che garantisce per legge uno sconto di un terzo della pena in caso di condanna.