di Lorenzo Pardini - Biandronno (Varese)
Nel 2008 a Pechino ha timonato la squadra del "quattro con" all'oro, risultato impronosticabile alla vigilia dagli addetti ai lavori, ma meritatissimo per l'impegno e la costanza della squadra azzurra del canottaggio. Alessandro Franzetti, classe 1991, normodotato, timoniere dalle mani d'oro della squadra del "quattro con", si prepara ad affrontare la sua seconda Paralimpiade.
Alessandro, quando ha iniziato a fare canottaggio?
«Ho incominciato nel 2001, all'età di 10 anni. Mio padre lo faceva come hobby ed è stato lui a spingermi a provare. All'inizio non mi faceva impazzire, ma poi ci ho preso gusto. Con i disabili ho iniziato nel 2005. Paola Grizzetti (attuale ct della nazionale adaptive rowing) mi ha proposto di provare e io ho accettato questa sfida. A me nella vita mi piacciono le sfide!».
Da li ha continuato ed è arrivato fino alle Paralimpiadi di Pechino, dove ha conquistato l'oro. Com'è stato vincere?
«Un'esperienza bellissima. All'inizio mi sembrava di vivere un sogno e solo dopo qualche giorno ho iniziato a relizzare il tutto. Ci eravamo allenati bene, ma non pensavamo di raggiungere questo risultato. L'anno precedente la Paralimpiade, nel 2007, al mondiale di Monaco eravamo arrivati quarti. Il giorno della finale, prima di gareggiare, il ct dell'Inghilterra ci ha visto e ai suoi ragazzi ha detto "Tranquilli che l'Italia è fuori dai giochi"... poi si è visto com'è andata».
Che cosa prova a stare in barca con i disabili?
«Hanno una marcia in più rispetto alle persone normali. Quando sono con i normodotati, davanti alla prima difficoltà si arrendono e danno bandiera bianca, invece i disabili vanno sempre avanti e non si danno mai per vinti. Cercano sempre di superare i loro limiti».
Come vi state preparando per Londra?
«Ormai sono due mesi che siamo in ritiro a Gavirate. Abbiamo incominciato dopo la Coppa del Mondo di Maggio svoltasi a Belgrado, gara nella quale ci siamo qualificati per le Paralimpiadi. Ci alleniamo due volte al giorno e nonostante in barca non debba remare, devo comunque essere in forma e pesare 50kg, perchè se no divento una zavorra per i miei compagni».
Pechino e adesso Londra. Dov'è era più emozionato?
«Stesse emozioni. Avendo già partecipato ai Giochi di Pechino i ragazzi potrebbero affidarsi a me, ma attenzione perchè ogni Paralimpiade fa storia a se. A Londra l'età media del nostro equipaggio è di 23 anni, rispetto a quattro anni fa la squadra si è ringiovanita».
Vi sentite da medaglia?
«Chi lo sa. Siamo un equipaggio da scoprire. Siamo sicuri di esserci allenati bene e di aver dato il massimo per arrivare fin qui. Il nostro obiettivo è di qualificarci per la Finale A, poi una volta li c'è la giocheremo e quattro anni fa si è visto il risultato!».
A Rio De Janeiro 2016 sarà 25enne, la vedremo ancora al timone del "quattro con"?
«Mi piacerebbe, ma vediamo come va a Londra. Bisogna fare una navigazione a vista e non riesco a fare previsioni troppo in là. Quando ho iniziato nel 2005 non pensavo che avrei fatto tutta questa strada».
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