Un vero e proprio boom, che da un lato preoccupa ma dall’altro si può spiegare - come sostengono dalla Procura di Bergamo - nell’aumento della fiducia nei confronti di chi indaga. Crescono a Bergamo e provincia i reati da cosiddetto Codice Rosso (maltrattamenti, stalking, reati sessuali, a partire dalle violenze) che si tramutano in procedimenti giudiziari. Si è saliti da 1.001 a 1.258 fascicoli concretizzati in un’indagine in Procura. L’aumento è stato del 25,6%, confrontando i dati degli ultimi due anni giudiziari, ovvero il periodo dal 1 luglio 2022 al 30 giugno 2023 a raffronto con il periodo dal 1 luglio 2023 e il 30 giugno di quest’anno. E la percentuale sale se si prendono in considerazione tutti i fascicoli iscritti in Procura, compresi anche quelli non andati in definizione, ovvero per cui è già stato avviato il relativo procedimento: +32%, con una crescita da 1.053 a 1.391 procedimenti. La conferma che l’attenzione al fenomeno è massima si riscontra nel numero di sostituti procuratori che si dedicano esclusivamento a questo genere di procedimenti, purtroppo di strettissima attualità: ben sei sui diciotto in organico (di cui 16 effettivi). Più di un terzo dei magistrati in servizio in Piazza Dante si è specializzato nei reati da Codice Rosso. Ciò significa specializzazione e capacità di intercettare e comprendere le specifiche situazioni e le dinamiche che stanno dietro a questi casi, un aspetto fondamentale per questo tipo di procedimenti. La tempestività è fondamentale in queste indagini. Nel capoluogo orobico i magistrati del pool della Procura della Repubblica riescono a sentire la potenziale vittima in tre giorni dalla segnalazione e poi, entra 30 giorni, a emettere, nel 12% dei casi, una misura cautelare. Significa dare risposte nei tempi previsti ed evitare che le situazioni possano degenerare. Negli altri casi vengono comunque previsti diversi provvedimenti per far fronte ad ogni singola situazione. Il provvedimento più diffuso è il braccialetto elettronico cosiddetto dinamico, vale a dire che il dispositivo viene applicato sia alla persona indagata, sia alla vittima, in modo che l’eventuale avvicinamento possa essere rilevato in maniera duplice. "Il sommerso è ancora presente e lavoriamo quitidianamente per farlo emergere", sottolinea il procuratore capo Maurizio Romanelli.
Michele Andreucci