Terno d’Isola, 8 novembre 2024 – Sul coltello usato per uccidere Sharon Verzeni non sarebbero state trovate tracce di sangue. L’arma era stata inviata ai Ris di Parma per essere esaminata, assieme agli indumenti che Sharon indossava la notte dell’omicidio, quella tra il 29 e il 30 luglio, in via Castegnate a Terno d’Isola. Se per quanto agli abiti i risultati ancora non sono stati inviati alla procura (pm Marchisio, titolare del fascicolo), quelli dell’arma hanno dato esito negativo.
Ma va ricordato che dopo il delitto Moussa Sangare, il 31anni, originario della Costa d’Avorio (assistito dall’avvocato May) reo confesso dell’omicidio della barista 33enne, aveva nascosto l’arma a Medolago, lungo le sponde del fiume Adda. E probabilmente l’umidità del posto potrebbe aver contribuito a cancellare le tracce di sangue.
Analisi sulle telecamere
Nuovi accertamenti, da parte dei carabinieri dei Ris e dei colleghi del Reparto investigativo del Comando provinciale di Bergamo, sono stati invece eseguiti mercoledì mattina. I militari hanno effettuato un sopralluogo a Terno d’Isola, dove è avvenuto l’omicidio, e successivamente Chignolo d’Isola.
Grazie all’ausilio della strumentazione tecnica i carabinieri hanno compiuto ulteriori approfondimenti agli impianti di videosorveglianza, quelli che avevano impresso Moussa.
Le attenzioni dei militari si sono concentrate in particolare sulle telecamere della Banca Intesa San Paolo di via Castegnate, a Terno d’Isola, che avevano immortalato Sangare poco prima di accoltellare la 33enne barista, mentre a Chignolo l’attenzione si è concentrata alla rotonda di via XXV Aprile dove le telecamere avevano inquadrato il 31enne in fuga.