REDAZIONE MILANO

Tre anni e 4 mesi a Baby Gang per i disordini di San Siro nel 2021, il suo avvocato: “Pena esagerata, non ci sono prove”

Il legale del trapper lecchese annuncia il ricorso in appello per la condanna inflitta dal gup di Milano, per avere scagliato sassi contro gli agenti di polizia nell’aprile di tre anni fa nel pieno delle restrizioni legate al lockdown

Un fermo immagine degli scontri di San Siro, che avrebbe visto coinvolto anche il trapper Baby Gang

Un fermo immagine degli scontri di San Siro, che avrebbe visto coinvolto anche il trapper Baby Gang

Lecco, 2 dicembre 2024 – Non solo “il fatto che non abbia preso parte agli scontri è pacifico”, ma anche la pena inflitta senza attenuanti è sproporzionata, anche perché la sentenza lo “dipinge” come “un soggetto che soffia sul disagio sociale per alimentare sentimenti di rivalsa contro le istituzioni, e non un giovane che denuncia con l'arte l'emarginazione sociale che ha conosciuto”. Lo scrive la difesa del noto trapper Baby Gang, all'anagrafe Zaccaria Mouhib, 23 anni, in vetta alle classifiche e con milioni di follower sui social, nell'appello contro la condanna, con rito abbreviato del gup di Milano Tommaso Perna, dello scorso ottobre a tre anni e 4 mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale. 

I disordini a San Siro

Il processo vedeva al centro i disordini del 10 aprile 2021, in zona a San Siro a Milano, quando un collega e amico di Baby Gang, il trapper Neima Ezza (per lui un anno e mezzo di messa alla prova), ossia Amine Ez Zaaraoui, stava realizzando un video musicale. Sarebbero stati presenti, stando alle indagini della Polizia e del pubblico ministero Leonardo Lesti, circa 300 ragazzi, tra cui Baby Gang e Neima appunto, alcuni anche minorenni, e ci fu un lancio di oggetti contro le forze dell'ordine. Non vi sono video, però, scrive l'avvocato Niccolò Vecchioni, "che raffigurano Mouhib nell'atto di scagliare sassi o altri oggetti contro gli agenti”, né immagini “che collochino Mouhib nel gruppo di facinorosi protagonista degli scontri”. 

Baby Gang durante un suo concerto
Baby Gang durante un suo concerto

Il gup: “Responsabilità certe”

Eppure, secondo il difensore, per il giudice per le udienze preliminari Baby Gang “sarebbe comunque responsabile per i fatti in imputazione” e “in questa 'visione a tunnel', la motivazione della sentenza appare ridondante e densa di aporie logiche”. Lo “sviluppo logico della sentenza”, per il difensore, “appare interamente appiattito sulle valutazioni” di un “fan minorenne”, il quale “dichiarava che i video musicali” del trapper “rappresentano una sorta di odio contro le forze dell'ordine che sono visti come i nemici”. 

Tre frame dal video "Coltellino" di ElGrandeToto con Baby Gang girato alle case Aler di Calolziocorte
Tre frame dal video "Coltellino" di ElGrandeToto con Baby Gang girato alle case Aler di Calolziocorte

Alle case Aler inquilini come ostaggio

Baby Gang – il trapper più daspato d’Italia, di origine lecchese – è appena stato condannato anche dal tribunale di Lecco, ed è tornato a far parlare di sé a Calolziocorte, dov’è tornato a vivere nelle case popolari della cittadina, e che ha appena finito di usare come set per i suoi videoclip. Il video dell’ultimo disco realizzato assieme a ElGrandeToto, alias Taha Fahssi, marocchino di 27 anni, “Coltellino”, è stato è stato girato lì, tra i portici, i giardini e i garage dei casermoni di via Di Vittorio. I residenti, già alle prese con le difficoltà piccole e grandi di tutti i giorni per arrivare a fine mese e provare a sbarcare il lunario, non ne possono più di rimanere in ostaggio giorno e notte di decine di ragazzini al seguito dei loro rapper preferiti, che ascoltano musica a palla, imbracciano kalashnikov, impugnano pistole, esplodono colpi. Non osano però denunciare per paura di ritorsioni.