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Cresce la rabbia del Corvetto. Il dolore del fratello maggiore: "Ora verità e giustizia per Ramy"

Nel cortile di via Mompiani, dove il ragazzo abitava, si radunano gli amici che accusano i carabinieri. La sera ancora disordini tra piazza Gabrio Rosa e via Dei Panigarola: petardi e bottiglie al cospetto della polizia.

Cresce la rabbia del Corvetto. Il dolore del fratello maggiore: "Ora verità e giustizia per Ramy"

I danni dopo la “rivolta“ al Corvetto scatenata dalla morte del giovane Ramy

di Nicola Palma

e Marianna Vazzana

MILANO

Un estintore svuotato. Lanci di bottiglie. Gli scoppi di petardi e le scie di fumo al cospetto della polizia, la cui presenza scongiura uno scenario peggiore. Ancora tensione al quartiere Corvetto dopo la morte di Ramy Elgaml, il diciannovenne egiziano deceduto domenica all’alba dopo la caduta al culmine di un inseguimento dei carabinieri per un alt ignorato. "Vogliamo la verità. Vogliamo giustizia" ripete il fratello maggiore del ragazzo insieme agli amici, al pomeriggio tutti radunati nel cortile di via Mompiani, nel caseggiato in cui Ramy Elgaml abitava insieme alla sua famiglia. Diversi amici accusano i carabinieri, chiedono di visionare i filmati delle telecamere. La rabbia aveva già trovato sfogo in un corteo domenica sera (con 4 ragazzi investiti da un’auto pirata) e in una notte “da banlieu“ con cassonetti bruciati e proteste al Corvetto. Ieri sera, altre “passeggiate“ di una trentina di ragazzi tra via dei Cinquecento, piazza Gabrio Rosa e via Dei Panigarola: in scena petardi accesi, un estintore svuotato e bottiglie scagliate a ridosso di un’auto di servizio della polizia. Qualche ora prima, in via Mompiani, il fratello ventiquattrenne di Ramy Elgaml diceva la sua, in anonimato.

Cosa pensa di questi momenti di tensione?

"Penso che tanta gente pretenda la verità. Anche io: la morte di mio fratello è ancora un mistero e io non mi do pace. Io, preciso, non vado in giro a incendiare cassonetti, voglio solo capire cosa sia successo. Tanti ragazzi mi raccontano versioni diverse da quella ufficiale, sottolineando che i carabinieri sarebbero responsabili, che la morte di mio fratello si poteva evitare. Voglio capire se è così, voglio scoprire la verità anche attraverso i filmati delle telecamere".

Quando ha visto per l’ultima volta Ramy?

"Sabato sera verso le 23.30. Quando è uscito, io ho riaperto la porta e mi sono raccomandato di non fare tardi perché sarei dovuto andare al lavoro presto (sono un addetto alla sicurezza). Gli ho spruzzato delle gocce di profumo e lui ha gradito. Non potevo sapere che ci saremmo salutati così, per sempre".

I suoi genitori sono a Milano?

"Sì, pure loro al Corvetto. Distrutti dal dolore. Noi siamo originari del Cairo e ci siamo trasferiti qui 11 anni fa. In Egitto ho un fratello e una sorella più grandi".

Di cosa si occupava Ramy?

"Al momento era disoccupato ma era un bravo elettricista. La sua passione era il calcio: si allenava, era un vero talento".