L’autopsia sembra confermare l’esito della prima ispezione del medico legale: nessun segno compatibile con un’aggressione violenta è stato ritrovato sul corpo di Gino Panaiia, il venticinquenne scomparso a Zibido San Giacomo e ritrovato cadavere sei giorni dopo nel Naviglio Pavese, a cinque chilometri di distanza dal luogo della sparizione. Stando a quanto emerso finora, non sono state rilevate tracce che possano far pensare a un possibile delitto. Da qui l’ipotesi che Gino, che viveva alla Barona, sia caduto accidentalmente nel corso d’acqua per cause ancora da chiarire e che poi sia stato colto da un malore, non riuscendo più a risalire.
Secondo le testimonianze, il venticinquenne ha trascorso le ultime ore della sua vita in un bistrot di via Togliatti a Zibido. Poco prima dell’1.30, è uscito, visibilmente ubriaco e forse sotto effetto di stupefacenti, ed è montato in sella al suo Piaggio Liberty 125: alla prima rotonda ha perso l’equilibrio ed è caduto. Tornato indietro, un amico gli ha sconsigliato di mettersi alla guida in quelle condizioni, ma lui lo ha ignorato ed è ripartito, stavolta imboccando una strada fangosa che porta a un bivio: da una parte, il cancello d’ingresso di Cascina Casiglio; dall’altra, un sentiero tortuoso con due ponticelli strettissimi che sbuca sull’alzaia. All’1.33, Gino ha risposto a una telefonata della fidanzata, dicendole che era quasi arrivato a Vigevano (in realtà irraggiungibile in così poco tempo); quarantanove minuti dopo, alle 2.22 il suo smartphone ha agganciato per l’ultima volta la cella telefonica che copre l’area, per poi spegnersi definitivamente.
Dopo la denuncia del fratello, sono partite le ricerche dei vigili del fuoco, che hanno portato al ritrovamento di diversi oggetti di Gino in punti distanti tra loro: il giubbotto che usava per proteggere le gambe dal freddo, il casco, una scarpa, lo scooter in una roggia prosciugata e il borsello lungo l’argine del Naviglio. Nella tarda mattinata del 7 novembre, il corpo è stato segnalato da un passante nel tratto di corso d’acqua tra Casarile e Rognano. Nella zona della cascina è stato rinvenuto anche un borsone con una ventina di chili di eroina griffati Louis Vuitton, ma pare che quel carico di droga (dal principio attivo abbastanza ridotto) non abbia nulla a che vedere con la sparizione di Gino.