Milano, 6 novembre 2024 – “Vittime” eccellenti e un sequestro da 18 milioni di euro, preventivo, nell’ambito di un’indagine per truffa e attività finanziaria abusiva. È il quadro dell’operazione in corso da parte dei finanzieri del Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di finanza, coordinati dalla procura di Milano, nei confronti di Daniele Migani, broker con base in Svizzera, fondatore di un gruppo societario e amministratore di alcune società elvetiche.
Secondo l’indagine, l’uomo avrebbe messo in piedi una presunta truffa finanziaria sugli investimenti e tra i suoi clienti, presunte vittime, figurano imprenditori del Nord Italia in possesso di ingenti patrimoni e anche nomi noti – come emerge dal decreto di sequestro –: la cantante e produttrice discografica Caterina Caselli, il figlio ed ex presidente della Siae Filippo Nicola Sugar, oltre al designer di auto Giorgetto Giugiaro.
La ricostruzione della Procura
Gli approfondimenti investigativi hanno permesso di ricostruire come l'indagato sia riuscito a ideare "un sofisticato sistema societario", creato al fine di collocare in Italia, "attraverso una folta rete di agenti", diverse tipologie di prodotti finanziari, "come polizze assicurative sulla vita, strumenti finanziari derivati, servizi di investimento in un fondo lussemburghese, in assenza delle autorizzazioni" necessarie per operare fuori sede. Tra le presunte vittime figurano imprenditori del Nord Italia in possesso di ingenti patrimoni. In particolare, le indagini "hanno permesso di accertare come nella fase di procacciamento dei clienti venisse falsamente presentata l'attività finanziaria svolta dal gruppo come un servizio legittimamente erogato in Italia" si legge nella nota del procuratore capo di Milano Marcello Viola. Inoltre, i clienti venivano profilati come investitori professionali, seppur in assenza di specifiche competenze finanziarie, mediante la sottoscrizione della cosiddetta 'reverse enquiry', predisposta dagli agenti del gruppo societario con il duplice intento: "mascherare l'attività abusiva posta in essere nonché l'operatività esercitata sul territorio nazionale". Le ipotesi di reato contestate riguardano la truffa, l'abusiva attività finanziaria svolta in Italia, l'omessa presentazione della dichiarazione dei redditi avendo il gruppo "esercitato sul territorio nazionale attività d'impresa come stabile organizzazione di persone".
Com’è nata l’indagine
Le presunte vittime dei raggiri su investimenti finanziari proposti da Daniele Migani, 51 anni, hanno denunciato di aver subito "un danno patrimoniale complessivo nell'ordine di oltre 50 milioni di euro" come emerge dall'inchiesta della Procura milanese. Come si legge nel decreto del gip Teresa De Pascale, l'indagine è nata dalle denunce presentate, tra il 2020 e il 2024, da sei persone, tra cui il designer Giorgetto Giugiaro, che "lamentavano di essere stati raggirati da Migani" e dai suoi "collaboratori che, agendo per conto delle società del gruppo elvetico Xy, avevano proposto loro attività di investimento e collocato strumenti finanziari rivelatisi alla fine fallimentari". Giugiaro avrebbe perso "12,5 milioni di euro".
Chi ha fatto denuncia
Dagli atti dell'inchiesta milanese risulta che sono sei le persone che hanno denunciato e, dunque, che risultano vittime delle presunte truffe: con danni da oltre 13 milioni di euro per "Pellegrini Paola e Pellegrini Anatrella Marco Mario Paolo", per quasi 17,5 milioni "in riferimento a Mantovani Paolo", per più di 8,6 milioni "in riferimento a Serra Luciano e Giugiaro Giorgetto" e 11 milioni "in riferimento a Rossi Odello Paolo".
Nell'imputazione per abusivismo finanziario, poi, c'è un lungo elenco di nomi di imprenditori, manager, professionisti, artisti, tra cui Caterina Caselli e il figlio, i quali non hanno presentato denuncia in Procura. Tra gli indagati, oltre a Migani, figurano Marco Codegoni e Matteo Paglino, "rispettivamente dirigente e dipendente della Xy Eos Ticino sa", Francesco Dalle Vedove, "associate partner di Xy SA e collaboratore della Xy Eos Ticino sa", Jacopo Stock, "partner and managing director di Xy Sa e collaboratore della Xy Eos Ticino Sa". E ancora Giampiero Carlacci, "associate partner di Xy SA e collaboratore della Xy Eos Ticino Sa", Michele Genghini e Alessandro Tiana, "dirigenti della Xy sa" e Tiziano Sola, "collaboratore della Xy sa".
Matteo Cordero di Montezemolo
Sempre dagli atti risulta che una società di Matteo Cordero di Montezemolo, figlio dell'ex presidente Ferrari, avrebbe subito un danno di oltre 350mila euro, dopo essere stata "sollecitata" ad investire "nel comparto Hfpo complessivi 10 milioni di euro e nel comparto Tangible Credit complessivi 3 milioni di euro". Il figlio dell'ex presidente della Fiat è stato anche sentito come teste, spiegando che "gli uffici di Londra" della Xy "non gli sembravano essere operativi, tenuto conto dell'assenza di una adeguata struttura tale da gestire i servizi che proponevano". E ha chiarito che "la XY era sempre rappresentata da Migani e Dalle Vedove" Francesco, entrambi tra i nove indagati in totale e che "in occasione della fissazione degli incontri sostenevano di avere la loro struttura operativa in Svizzera". Spesso, però, "si recavano in Italia in quanto avevano svariati rapporti con clienti italiani sia legati al mondo dell'imprenditoria che istituzionali". La posizione relativa ai presunti danni subiti da Cordero di Montezemolo fa parte di un’inchiesta svizzera.
Sempre negli atti si legge che Migani in passato aveva lavorato "come fisico nucleare al Cern di Ginevra".
Investimenti rischiosi
Le vittime, si legge nel decreto di sequestro preventivo, sono state indotte in errore dalla "falsa convinzione che si trattasse di interlocutori professionali e autorizzati a erogare servizi finanziari sul territorio nazionale", che li ha spinti a investire "circa 50 milioni di euro" nei comparti di un fondo. L'eccesiva "rischiosità degli investimenti sottoscritti dai comparti del fondo" lussemburghese Skew Base, "l'elevato ricorso alla leva finanziaria (440% ed in alcuni casi 900%) utile a reperire denaro in prestito da investire e la crisi finanziaria generata dall'insorgere nel 2020 della pandemia da Covid-19 ha portato" i clienti "a perdere l'intero capitale investito nel fondo". Lo si legge nel decreto di sequestro preventivo per quasi 18 milioni di euro - in particolare di oltre 17,7 milioni di presunti "profitti illeciti" - a carico del broker Daniele Migani.