GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Il prezzo della disabilità. Le rette scaricate sulle famiglie. La battaglia finisce davanti al Tar

Con una delibera di Giunta il Municipio aveva deciso di pagare solo il 30% del costo dei centri socioeducativi. Daniele Ciceri, padre di un ragazzo con deficit cognitivi, ritiene illegittima la scelta: "Vi spiego perché".

Il prezzo della disabilità. Le rette scaricate sulle famiglie. La battaglia finisce davanti al Tar

Con una delibera di Giunta il Municipio aveva deciso di pagare solo il 30% del costo dei centri socioeducativi. Daniele Ciceri, padre di un ragazzo con deficit cognitivi, ritiene illegittima la scelta: "Vi spiego perché".

Sarà il Tar a pronunciarsi sulla legittimità della delibera con la quale il Comune di Aicurzio ha deciso di pagare solo il 30% della retta di centri e servizi per le persone con disabilità lasciando di fatto il restante 70% a carico delle stesse persone con disabilità o delle loro famiglie. La delibera è stata approvata dalla Giunta il 7 agosto scorso, riguarda l’inserimento di tre ragazzi con disabilità nei centri socioeducativi e nel Servizio di formazione all’autonomia (Sfa) ed era stata pubblicamente contestata dalle famiglie, come riportato a ottobre. Ma invano. Daniele Ciceri (in foto), papà di Riccardo, 27enne con disabilità cognitiva, ha quindi deciso di rivolgersi ai giudici amministrativi, assistito dagli avvocati Laura Andrao (in foto), esperta nella tutela dei diritti delle persone con disabilità, e Tommaso Montorsi. In sintesi, la delibera del Comune sarebbe infondata e illegittima per due motivi. Il primo: la quota di partecipazione alla retta deve essere calcolata non in base all’Isee ordinario ma in base all’Isee ristretto o, più semplicemente, non in base all’Isee della famiglia ma in base all’Isee di Riccardo, che è pari a zero. In questi casi, allora, i Comuni possono chiedere una compartecipazione alla retta che non vada oltre il 15%. Seconda contestazione: la delibera ribalta il principio stesso di compartecipazione alla spesa, in ossequio al quale dovrebbero essere i Comuni o le istituzioni pubbliche a sostenere la gran parte dei costi e le famiglie o le persone con disabilità a partecipare con una percentuale minoritaria. Da qui il ricorso, col quale si chiede una sospensiva della delibera e l’immediato ingresso di Riccardo allo Sfa.

"Mio figlio – spiega Ciceri – sta aspettando il via libera per poter frequentare lo Sfa già da marzo: parliamo di mesi, ormai. Questa lontananza dai suoi coetanei non gli sta facendco bene, senza contare che (come riportato nel ricorso, ndr) il 25 luglio scorso il Comune ci ha inviato i moduli per predisporre il progetto di vita e per inserirlo nello Sfa, salvo poi approvare la delibera di agosto: mio figlio è stato illuso e anche questo non gli ha fatto bene. Ma in gioco – conclude Ciceri – ci sono i diritti di tutti i ragazzi con disabilità che potrebbero ritrovarsi nella stessa situazione, il ricorso è per riaffermare un principio". Nel dettaglio, nel ricorso si contesta la violazione del decreto col quale il Governo, nel 2013, ha individuato nell’Isee ristretto il criterio al quale far riferimento per le prestazioni socio-sanitarie e delle linee guida e della delibera approvate dalla Regione dopo quel decreto. Ma si rileva anche la violazione del Regolamento dei Servizi sociali approvato dallo stesso Comune a marzo del 2024 nonché la contradditorierà con una delibera di Giunta di un mese dopo.

Da parte sua, il sindaco Matteo Baraggia a ottobre aveva dichiarato di non poter "andare oltre il 30% già deliberato" per effetto dello "smisurato aumento della spesa sociale verificatosi negli ultimi 10 anni che ha costretto il Comune a metter freni non solo ad alcuni servizi sociali ma anche alle manutenzioni ordinarie".